Da alcune settimane nell’ambito vinicolo non si parla d’altro: il pericolo che il Prošek croato minacci il Prosecco italiano. Giorni fa, la Commissione Europea ha infatti autorizzato la pubblicazione della domanda di registrazione della menzione tradizionale Prošek sulla Gazzetta Ufficiale Ue. Ma di cosa stiamo parlando esattamente? Il Prošek è un vino dolce simile al passito da abbinare prevalentemente al dessert. È prodotto in Croazia, per la precisione nella zona della Dalmazia, ed è ottenuto da basse rese dell’appassimento di varietà autoctone.
Il vino croato non ha quindi molto in comune con il nostro Prosecco, ma la somiglianza nel nome ha messo in subbuglio i produttori italiani, i quali temono che si crei confusione sui mercati mondiali. Il Prosecco made in Italy vanta un flusso di esportazione di circa 370 milioni di bottiglie l’anno a fronte di una produzione totale di 620 milioni di unità. Da solo il vino nostrano rappresenta il 16% dell’export totale del made in Italy. Ciò porta alle tre denominazioni ufficiali (Prosecco Doc, Prosecco Conegliano Valdobbiadene e Asolo) un fatturato di 2 miliardi di euro l’anno. È quindi più che lecito che le aziende produttrici temano che il vino croato approfitti della fama di quello italiano per conquistare nuove fette di mercato.
Dall’altra parte, le aziende dalmate sostengono che in realtà la produzione del Prošek sia molto antica, risalendo addirittura a oltre 2000 anni fa. Questo vino è talmente radicato nella loro cultura che per l’enologo Andro Tomic toglierlo alla regione sarebbe come sottrarle il mare. Nonostante questo, diverse voci autorevoli si sono alzate contro il prodotto croato, tra cui quella di Luca Zaia. Il governatore del Veneto si è espresso con parole molto forti annunciando che: “Noi siamo pronti, al fianco del governo, a una causa colossale contro questa iniziativa, perché ci stanno scippando un brand importante del nostro Paese, è come se volessero portarci via la Ferrari”.
Come si risolverà la questione? I produttori croati si sono detti pronti ad aggiungere la denominazione “dalmata” al loro Prošek . Nel frattempo, Janusz Wojciechowski, commissario UE per l’Agricoltura, ha così rassicurato il nostro ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli durante lo scorso G20 fiorentino: “Non abbiamo ancora autorizzato il Prošek . Aspetteremo vostre osservazioni. Per noi è fondamentale proteggere le indicazioni geografiche.” Staremo a vedere.
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